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Il trenino verde – Laconi

trenino verde di Laconi
trenino verde di Laconi

Lo scrittore inglese D.H. Lawrence viaggiò su questa tratta nel gennaio del 1921, assieme con la moglie Frieda Von Richtofen. I suoi pensieri e le sue riflessioni sono immortalate in “Sea and Sardegna”, dove ancora si possono trovare suggestioni valide anche adesso. www.treninoverde.com la linea MANDAS – ISILI – SORGONO “Da Mandas a Laconi”
Uno dei modi migliori per attraversare e conoscere i diversi aspetti del paesaggio dell’isola, soprattutto dell’interno, è attraverso un viaggio con il Trenino Verde. La linea ferrata, i ponti, le stazioni, le case cantoniere sembrano far parte da sempre del paesaggio, perfettamente inseriti in un contesto ambientale, a volte, raggiungibile solo con il treno. Questo si sposta alla giusta velocità, consentendo al viaggiatore di osservare e conoscere al meglio il paesaggio, la vegetazione, che lentamente cambiano così come si procede sulla linea.
IL VIAGGIO Partiti da Mandas, si procede sulla linea destinata al trasporto pubblico locale verso Isili, lasciando ad est quella turistica che porta ad Arbatax. In salita si raggiunge la stazione di Serri, poco distante dall’abitato e dall’area archeologica di Santa Vittoria. Questa prima parte del viaggio si svolge attraverso il paesaggio collinare del Sarcidano: ecco la stazione di Isili a sud del paese, che viene attraversato in tutta la sua lunghezza e che si lascia dopo aver lambito l’importante area nuragica di Is Paras. La linea si tuffa nella vallata del Rio Mannu, dove dal 1991 è stato creato il lago artificiale di Is Barroccus, che ha isolato su uno sperone la chiesetta di San Sebastiano; si arriva alla stazione di Sarcidano, un tempo molto importante perché da qui partiva anche la ferrovia per Ales e Villacidro, ora smantellata, ma percorribile per lunghi tratti come pista ciclabile. La vegetazione gradatamente aumenta e si va salendo fra il verde della macchia mediterranea. Si raggiunge ora la stazione di Nurallao, in posizione dominante sul sottostante paese. Da qui inizia un gran bel tratto, con la linea a mezza costa dominante sulla vallata, con lo sfondo, ad ovest, del profilo piatto della giara di Gesturi. Si superano le fermate di Cignoni e di Su Lau e si arriva alla graziosa stazione di Laconi, dopo aver attraversato il parco del paese, una delle attrattive più importanti assieme al museo dei Menhir e ai luoghi cari a Sant’Ignazio.

Laconi

Laconi

Le principali motivazioni per visitare Laconi sono tre:

  • la casa natale di Sant’Ignazio e i luoghi in cui visse;
  • il museo delle statue menhir
  • il parco Aymerich, nel quale sono ancora presenti i resti del castello
    medioevale e varie essenze arboree di pregio

    Il Parco Aymerich

    Laconi è il paradiso dei botanici e riserva infinite sorprese a chi ne esplora con attenzione il territorio.
    E’ una terra che annovera il più alto numero di specie di orchidea sarda: alcune di esse ne portano chiaramente il nome (ophris laconensis, orchis sarcidani).
    Una terra che nasconde, negli angoli meno conosciuti, rarità come la pyracanta coccinea (unico ritrovamento in Sardegna).
    Nel territorio sono presenti il leccio, l’olivastro, la roverella,la quercia da sughero, il bagolaro, il carrubo e le più svariate essenze mediterranee.
    All’interno del Giardino Aymerich possiamo ammirare il gigantesco cedro dell’Himalaya, il faggio Pendulo, la collectia cruciata (una pianta rara con le foglie che richiamano nella forma tanti piccoli aerei da caccia).
    Si può ammirare la magnolia grandiflora, la thuia orientalis e il taxus baccata, conosciuto come l'”Albero della Morte”. Ma è all’interno del Parco che possiamo osservare le innumerevoli specie botaniche tra cui non può passare inosservato il maestoso cedro del Libano e il pino di Corsica.

    Il Parco si estende su una superficie di quasi 22 ettari e può essere suddiviso in due parti.
    La prima storica, nella quale insistono le architetture del castello e dove è possibile osservare le tracce di un impianto boschivo già notevole in passato
    (come pare suggerire un esemplare di Cedro del Libano di eccezionali dimensioni). La seconda corrispondeva all’area ricreativa, le cui peculiarità sono di natura ambientale:
    una ricca rete di sentieri attraversa il bosco di lecci, incontra spesso sorgenti e laghetti,
    e consente di ammirare angoli alquanto suggestivi che nel tempo hanno reso famosa quest’oasi verde.
    Proprio l’acqua è tra le maggiori attrazioni del Parco: abbondante in tutte le stagioni,
    crea atmosfere di incredibile fascino e spettacoli insoliti per una regione come la Sardegna, endemicamente arida.
    Molto bella la cascata maggiore.Di estremo interesse è inoltre la collezione di piante esotiche e di pregio che si estende su un’area cospicua del parco,
    opera del marchese Don Ignazio Aymerich che curò l’impianto durante la prima metà dell’800.
    Dal luglio del 1990 il Parco di Laconi è di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna che l’ha acquistato dalla famiglia Aymerich.
    Successivamente le competenze della gestione sono state trasferite prima all’Azienda Foreste Demaniali e poi all’Ente Foreste della Sardegna.

    Il Castello medioevale

    La tradizione storica e popolare individua nell’insieme dei corpi murari ancora oggi evidenti all’interno del Parco Aymerich, i resti del castello medioevale di Laconi. Lo studio delle stratigrafie murarie ha consentito di rilevare l’opera di maestranze che hanno operato in questo sito in tempi e modi differenti. L’analisi denota certamente la presenza di un corpo più antico rispetto agli altri, un edificio a pianta rettangolare, forse una torre, attraversato da un passaggio monumentale con volta a botte e preceduto da un ingresso ad arco a tutto sesto che in origine immetteva in un’ ampia corte. Sul lato destro del passaggio è murata un’ epigrafe parziale su più conci, che cita la presenza di una porta e una data: 1053. L’iscrizione, pur essendo chiara nel testo, presenta notevoli problemi interpretativi sia epigrafici che archeologici e non è escluso che in origine fosse in un’altra sede, qui posta in opera quale materiale da costruzione.
    I caratteri salienti di questa architettura l’avvicinano ad altre simili restituiteci dalla prolifica arte fortificatoria romanica che in Sardegna ha trovato condizioni ideali per esprimere esempi eccezionali. Il contesto cronologico di riferimento è prossimo, viste le vicende storiche in cui si inserisce, agli inizi del XIII secolo.
    Adiacente alla porta fortificata esposta a sud-ovest, sorge il palazzo vero e proprio, un corpo murario nobile, impreziosito da porte e finestre delle quali si conservano eleganti cornici gotico-catalane, residenza dei Signori del feudo di Laconi fino alla prima metà dell’800.
    Di notevole interesse è anche il porticato che precede un vano rettangolare lungo circa 35 m, diviso in diversi ambienti e aperto sull’ampia corte. Diversa e più recente è la storia del Parco almeno nella configurazione attuale; tuttavia si può affermare che questa pregevole pertinenza del castello sia stata un autorevole testimone della storia moderna di Laconi.

    La casa natale di San’Ignazio da Laconi

    La prima tappa per conoscere Laconi non può che partire dalla visita alla casa natale di Sant’Ignazio da Laconi, ubicata nel centro storico. Sant’Ignazio è il Santo sardo più venerato dell’Isola e i festeggiamenti in suo onore si tengono nel mese di agosto richiamando a Laconi migliaia di visitatori. Per circa una settimana giungono a Laconi pellegrini da ogni parte della Sardegna e anche dall’estero per pregare nella casa natale del Santo, chiedere o ringraziare per la Sua intercessione, e per recarsi nella chiesa parrocchiale dedicata a sant’Ambrogio e (dal 1951) a sant’Ignazio . Il 31 agosto, si tiene la processione a cui partecipano migliaia di fedeli, preceduti da cavalieri in costume e da numerosi gruppi folcloristici e confraternite di varie località dell’Isola.
    Oltre ai riti religiosi che si susseguono senza soluzione di continuità per circa una settimana, l’amministrazione comunale organizza varie manifestazioni civili di intrattenimento e cultura. Per maggiorii dettagli sulla vita del Santo visita i seguenti siti:
    http://www.comune.laconi.or.it/home.php?lang=ita&inc=contenuti&id=56
    http://www.santiebeati.it/dettaglio/32500
    http://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_da_Laconi

    Il centro storico

    Il tessuto urbano di Laconi manifesta in modo inequivocabile la storia di questo paese.
    Il primo nucleo, arroccato ai piedi del castello, risale al medioevo:
    lungo le vie tortuose del centro storico si affacciano le case dal basso profilo con i muri di pietre e fango oppure, meno frequentemente,
    intonacate con un impasto di calce e sabbia silicea del luogo, come nei rioni di Corongiu, Romaòre, Pitziédda. Moderna invece,
    è la parte del borgo sorta intorno alle architetture neoclassiche del Palazzo Aymerich e della Casa Municipale, la cui facciata fu rifatta dall’Arch.
    Cima sul progetto originario dell’Ing. Balestri. Nel suo sviluppo urbanistico vi sono i segni di un mutamento e di una crescita del luogo;
    mutamento determinato anche da una più equa distribuzione delle risorse, risultato dell’affrancamento dal potere feudale di numerose famiglie di allevatori e pastori.
    Fino alla prima metà dell’800 Laconi aveva nel Castello e nel Parco circostante l’epicentro della vita politica, feudale ed economica.
    Soltanto la chiesa parrocchiale, intitolata ai santi Ambrogio e Ignazio, che nel prospetto frontale manifesta rifacimenti che nel tempo hanno deturpato lo spartito tardo-gotico
    originario, pare respirare in assoluta libertà lo spazio che di fronte ad essa si apre a occidente. E’ quasi una contrapposizione, fisica e ideale, alla residenza dei feudatari,
    rigida e austera, topograficamente relegata ai limiti orientali del nuovo assetto urbano post-medioevale.
    Questo impianto urbanistico, così anomalo se lo si inquadra già; nel tardo medioevo, verrà superato soltanto nell’800, con la costruzione, progettata dal Cima,
    della nuova dimora dei Marchesi di Laconi, elegantemente prostrata alla Parrocchiale, ormai epicentrica rispetto al paese che cresceva.

    La valle dei menhir

    La maggiore concentrazione di menhir in agro di Laconi è quella individuata in località Perda Iddocca, una valle situata ad ovest del moderno abitato, tra i colli di Conca Zerfalíus e di Nicola Cannas. In quest’area, per molti anni adibita a coltivazioni, furono rinvenuti durante i lavori di aratura 8 monoliti, 5 dei quali si trovano ancora oggi sul terreno; questi menhir, tutti realizzati con un unico blocco di trachite locale, hanno un’altezza media di 180 cm e presentano una faccia piana e l’altra convessa.
    Nel gruppo di Perda Iddocca sono compresi il tipo più antico, definito “protoantropomorfo” perché privo di dettagli anatomici; quello “antropomorfo”, caratterizzato dalla rappresentazione in bassorilievo di naso e sopracciglia; infine il tipo più recente, quello delle statue-menhir maschili o femminili: le prime caratterizzate dalla rappresentazione di una figura umana capovolta e di un doppio pugnale; le seconde contraddistinte dalla presenza dei seni.
    Poche centinaia di metri ad ovest di Perda Iddocca, rovesciate a fior di suolo, furono rinvenute 6 statue-menhir, quelle di Pranu Maore; più ad Est, in località Corte Noa, un gruppo di altri 7 menhir in allineamento.
    La datazione che si propone per questi monoliti va dal Neolitico recente (IV mill. a.C.) per i tipi più semplici fino all’Età del Rame (III mill. a.C.) per le statue-menhir.

    Chiesa parrocchiale e chiese campestri

    Il principale edificio di culto del comune di Laconi è la chiesa parrocchiale intitolata ai santi Ambrogio e Ignazio che sorge nel quartire più antico del paese; questa fu edificata nel XV secolo e da allora è stata più volte modificata, in particolare nel corso dell’Ottocento. La volta e la cupola che la coprono attualmente furono realizzate nel 1823 dal rettore Francesco Cabras, come testimonia un’epigrafe murata nell’edificio; dell’impianto originario si conserva oggi anche il campanile a canna quadrata.
    La chiesa dei Santi Ambrogio e Ignazio nel 1957 fu affidata in perpetuum ai frati cappuccini.
    Oltre a questa si contavano nel territorio comunale altre sei chiese filiali, quella di Sant’Antonio abate, di San Martino, di San Giovanni Battista, di Santa Maria, di San Sebastiano e di San Nicola. Mentre della maggior parte di questi edifici non restano oggi che notizie frammentarie, le chiese di Sant’Antonio abate e di San Giovanni Battista sono invece ancora aperte al culto. La prima di queste, completamente ricostruita nel corso del XVIII secolo, era l’antica chiesa parrocchiale; l’edificio si erge nella parte alta della via omonima e comprende nelle immediate adiacenze un piccolo cimitero ormai abbandonato.
    La chiesa di San Giovanni Battista sorge alla periferia del paese, poco distante dal nuovo cimitero; ristrutturata di recente questa conserva alcuni tratti spiccatamente medievali come il campanile a vela a due luci e, all’interno, nove sculture lignee vagamente zoomorfe a sostenere le travi del tetto.
    A qualche chilometro dal centro abitato si trova la chiesa campestre dedicata a San Daniele; l’edificio originario fu chiuso al culto nel 1831 e solo recentemente è stato ripristinato.
    Presso la borgata di Santa Sofia i ruderi di un antico edificio religioso, verosimilmente di età bizantina, testimoniano il culto della santa che ha dato il nome a quest’area; accanto a questo sorge la moderna chiesa, punto di riferimento per le famiglie che abitano nella zona.


    Museo

    Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna
    museo
    Recapiti: Tel. 0782 693238 e 342.3507760
    menhirlaconi@tiscali.it
    http://menhirmuseum.it
    info@menhirmuseum.it
    Orario estivo:
    Mattina: 10,00 – 13,00
    Pomeriggio: 15,30 – 19,00
    Orario invernale:
    Mattina: 10,00 – 13,00
    Pomeriggio: 15,00 – 18,00
    Lunedì chiuso

    Il Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna è ospitato negli spazi di Palazzo Aymerich, ultima dimora dei marchesi di Laconi. L’edificio, progettato nell’Ottocento dall’architetto Gaetano Cima, si trova al centro del paese, davanti al palazzo municipale. Costruito in perfetto stile neoclassico, si sviluppa su tre livelli scanditi da numerose finestre ed eleganti balconcini.

    Il percorso museale, allestito con testimonianze di straordinario interesse scientifico, si articola attualmente in 11 sale distribuite tra il piano terra e il secondo piano del Palazzo: dieci sale, sono dedicate ai menhir e alla grande statuaria antropomorfa preistorica della Sardegna centro-meridionale (areali del Sarcidano, Grighine e Mandrolisai), l’undicesima, “la galleria” affacciata sulla grande corte interna, ospita invece reperti di cultura materiale rinvenuti in contesti funerari megalitici sarcidanesi.

    I menhir esposti appartengono a diverse tipologie e possono essere ricondotti sostanzialmente a 3 tre classi di riferimento: menhir protoantropomorfi, a faccia ogivale ma privi di raffigurazioni, menhir antropomorfi assessuati, che invece propongono elementi caratteristici del viso, quali naso e occhi, e infine statue-menhir vere e proprie, chiara evoluzione dei menhir antropomorfi assessuati, più ricche di dettagli e di simboli che ne consentono anche la distinzione tra i sessi.

    Tra i monoliti visibili, i 36 pezzi laconesi, tutti scolpiti nella trachite locale cavata in diversi punti del territorio (come in località Mind’e Putzu, dove, è stata individuata una vera e propria cava preistorica) , si distinguono per le singolari volumetrie e le espressioni iconografiche rappresentate.

    Gli altri esemplari attualmente in allestimento, cui presto faranno seguito quelli di Isili Nurallao e Senis, vengono invece dai territori di Samugheo, Allai e Villa S. Antonio e si segnalano per la peculiare simbologia iconografica che si differenzia notevolmente da quella espressa dai menhir dell’area sarcidanese

    Festa di San Daniele

    In tono minore è la festa di San Daniele, che si svolge la Terza Domenica di Maggio nell’antico santuario campestre. La sagra, idealmente legata ai riti propiziatori della produzione agricola e pastorale, è oggi un punto d’incontro di abilissimi cavalieri e di appassionati dell’arte equestre che proprio a Laconi conta numerosissimi proseliti.

    Mostra mercato del cavallo ( giugno)

    La mostra-mercato del cavallo “Sarcidano” si svolge a Laconi, nella frazione di S.Sofia in località “Su dominariu”, l’ultima settimana di giugno. E’ una importante manifestazione equestre nella quale vengono messe in mostra le principali razze equine nazionali; ma il protagonista della manifestazione è certamente il cavallo di razza “Sarcidano” recentemente iscritto al registro delle razze equine italiane. Questa razza, salvata dall’estinzione, è presente in circa 100 esemplari solo in questo territorio ed è oggetto di grande interesse scientifico per l’origine molto antica. Il programma della manifestazione prevede varie esibizioni equestri di monta da lavoro, esposizioni e degustazioni di prodotti agroalimentari ed spettacoli musicali.

    Festa del tartufo di Laconi

    IL 5 luglio 2009 si svolge a Laconi, presso la borgata Santa Sofia, la Festa del tartufo di Laconi. E’ l’occasione per discutere dell’importanza di questo “prodotto del bosco” per lo sviluppo del territorio e anche per degustarlo in varie forme, nell’area antistante l’agriturismo Santa Sofia, grazie all’abilità dello chef Antonino Sanna della scuola internazionale di cucina italiana.
    La mattina è previsto un convegno alla presenza di vari esperti e dell’Assessore regionale alla difesa dell’ambiente, quindi si farà una dimostrazione della ricerca del tartufo con i cani e successivamente la degustazione. E’ una occasione per trascorrere una giornata all’insegna della gastronomia e dell’ambiente, grazie allo splendido scenario che ospita l’iniziativa.
    Ad allietare la giornata sarà presente il gruppo folk “Franciscu Lai” di Laconi al quale va il ringraziamento degli organizzatori.

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    Sala Incani

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    Dove la mente è impavida e il capo eretto,
    Dove libero è il sapere ed il mondo non è ridotto in briciole da ristrette domestiche mura;
    Dove le parole sgorgano dalle profondità del vero;
    Dove indefessa lotta tende le braccia verso la perfezione;
    Dove il chiaro fluir della ragione non s'è perduto fra desertiche sabbie delle morte abitudini;
    Dove la mente è da te sospinta verso sempre più vasti atti e pensieri;
    In quel cielo di libertà, o mio padre, fa che il mio paese si risvegli!
    (Rabindranath Tagore)